IL LE CORBUSIER BIOCLIMATICO
"[...] rientrerebbe nello spirito della nuova architettura, nella nuova attesa urbanistica la ricerca di soddisfare le più recondite esigenze umane restituendo il verde al paesaggio urbano e reintroducendo la natura nel campo delle nostre fatiche quotidiane, ci sentiremmo finalmente tranquillizzati di fronte all’angosciosa minaccia della grande città che imprigiona, opprime, soffoca, asfissia coloro che vi sono capitati [...]"
Le Corbusier (Vers une Architecture)

Come tutti i grandi maestri dell’Architettura , Le Corbusier iniziò la sua personale ricerca da molto lontano, precisamente con lo studio delle architetture greche che ricalcano la sua propensione a guardare al passato, un passato dal quale si allontanerà man mano, trovando nuove forme per la sua idea di Architettura. Nel 1910 scrisse un libro dal titolo: “Construction des Villes” che rimanda ai suoi primi progetti in stile tradizionale, da qui vi si discosterà quando, cinque anni dopo, progetterà la Maison Domino e scriverà Vers une Architecture nel quale enuncerà i suoi cinque punti. È proprio qui che il Maestro rifletterà sulle malsane condizioni igieniche delle abitazioni del tempo guardando alle potenzialità offerte dal mondo naturale, sollevando quindi la casa dal suolo lasciandovi passare aria, luce e sole, spostando il giardino sul tetto. L’arte di costruire una machine à habiter inizia col tipo della Maison Citrohan in cui è insita quella concezione di architettura che oggi, forse non nel migliore dei modi, si basa sul paradigma per il quale la funzione non genera più la forma ma è la Performance a generarla (come faranno poi R.B. Fuller e Paolo Soleri fra gli altri). Questo presupponeva un distaccamento dalla tradizione nella ricerca di nuove tipologie edilizie e sopratutto insediative.
Le Corbusier, nel corso degli anni ’20, produrrà svariate idee in campo urbanistico. Partendo dal progetto presentato al Salon d’Automne nel 1922 egli pensò ad una città di tre milioni di abitanti vertebrata da giganteschi grattacieli che avrebbero decongestionato il suolo, dando la possibilità di creare un immenso parco nel quale l’integrazione tra uomo, città e natura sarebbe stata la chiave principale. Qui Corbu è già orientato verso un approccio sistemico alla progettazione e il suo impegno in campo urbanistico diventerà presto Pre-Ecologico.

Aria, luce e sole sono le tre parole di cui si approprierà e che sceglie come movente per il rinnovamento dell’Architettura Moderna al fine di creare una nuova bellezza. Un esempio significativo dell’approccio bioclimatico del Maestro fu Une petite maison costruita tra il 1922 e 1923 per il padre sul bordo del lago di Lemano. Essa è immersa nel verde e vive del riverbero dell’acqua, della frescura della vegetazione e dell’incidenza (progettata) dei raggi solari. Durante il primo sopralluogo annotò un primo, “banale” dato: “il sole è a sud”. La casa infatti è pensata e costruita come una mappa geografica, attenta all’orientamento, al paesaggio e all’orizzonte montano. Il sito era impegnativo poiché umido e sottoposto ad un costante abbagliamento solare, così la casa è sollevata da terra e la copertura si apre con un lucernario obliquo in uno specifico punto, calcolato per far entrare solo il benefico caldo invernale, proteggendosi dai raggi estivi. Il rapporto con l’ambiente circostante è assicurato a mezzo di un muro sul quale vi è un’apertura che inquadra un preciso paesaggio, scegliendolo e non facendosene dominare. Qui il giardino diventa la “stanza verde” così da poter definire questa come una casa biologica, della quale è debitrice una lettura cosmica delle quattro componenti della natura: sole, acqua, terra e vento.

Dai disegni in figura è evidente come l’Architetto pone al centro della sua progettazione il Sole, calcolandone l’inclinazione, le ombre portate in relazione al paesaggio su cui agisce e costruendo le sue architetture in relazione ad esso, come nel caso del canon-lumière della Chiesa del Convento di La Tourette. Come possiamo vedere l’Architetto affrontava già novant’anni fa i temi con i quali oggi le nuove generazioni si dovranno confrontare, nella ri-progettazione delle città italiane e non. Come negli anni Venti e Trenta negli ambienti dell’avanguardia, anche oggi bisognerà ripensare all’Architettura come strumento d’influenza benefica all’interno di una riforma morale e sociale dell’ambiente culturale.